Incontri e Politica

Molti sindaci in diverse regioni italiane hanno deciso di voler osservare il dettato e lo spirito della nostra Costituzione e di sospendere l'attuazione del D.L. su sicurezza e immigrazione nelle parti che riguardano l'attività dei Comuni, ai quali la legge affida la responsabilità di gestire l’anagrafe dei cittadini.
La gravità del Decreto Salvini sta nel fatto che nega i principi di solidarietà e di uguaglianza sanciti dalla Costituzione, che impone di regolare il trattamento degli stranieri residenti in Italia in modo conforme ai trattati internazionali e non differenziato dagli altri cittadini, nei diritti personali e nell’accesso ai servizi pubblici universali.
Infatti, esso prevede per i migranti, anche per i minori, l’abolizione della protezione umanitaria, il raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri per il rimpatrio (Cpr), la soppressione dei servizi Sprar affidati ai Comuni - anche espellendo dai centri le persone attualmente in attesa di definizione delle pratiche di soggiorno e di asilo - e sostanzialmente smantella le politiche di integrazione e di accoglienza diffusa che le rendono più sostenibili.
L’articolo 13 stabilisce addirittura che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo non costituisce titolo ai fini dell’iscrizione all’anagrafe e quindi per avere la residenza, requisito fondamentale per accedere a tutta una serie di servizi a cominciare da quelli sociali e sanitari.
Così, migliaia e migliaia di persone, pur presenti legalmente nel nostro Paese, sono giuridicamente discriminate e calpestate per decreto.

Si tratta evidentemente di una norma ingiusta, che appare finalizzata a creare artificiosamente dei clandestini - la stima dell’ANCI è di 130 mila persone, molte donne e minori, risospinte nella dimensione della clandestinità - esponendoli al rischio di dover sopravvivere in condizioni di vagabondaggio, di illegalità, rendendo più difficoltosa la loro identificazione e più facile il loro sfruttamento e anche il possibile loro reclutamento da parte della criminalità.
Il Decreto offende la persona del migrante, degrada lo “straniero” a una minaccia, rende il diverso un nemico e fa diventare la discriminazione una regola, rievocando i momenti peggiori e più bui della nostra storia. Ciò deve indurre tutti i democratici a vigilare costantemente contro gli atteggiamenti razzisti di persone che sembrano ispirati al nuovo corso politico del Paese e contro quei comportamenti emulativi che talvolta sfociano in espliciti atti violenti da parte di gruppi organizzati di matrice neofascista di cui si comincia a vedere una eccessiva frequenza con la crescita del razzismo e fenomeni di violenza xenofoba.
La decisione dei Sindaci di non dare attuazione a quelle norme che si pongono in conflitto con i doveri e le prerogative delle amministrazioni locali appare coraggiosa anche sul terreno istituzionale, perché propugna la difesa del diritto e della nostra civiltà giuridica, sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani. Infatti, come evidenziato da molti giuristi e costituzionalisti, tra cui il Prof. Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, quella norma del “decreto sicurezza” contrasta gravemente non solo con una norma precedente ma con tutto il nostro sistema giuridico che garantisce, anche in tema di iscrizione anagrafica, la parità di diritti tra cittadini e stranieri regolarmente soggiornanti, e non è condivisibile l’idea che tale assetto giuridico possa essere modificato, e il diritto all’iscrizione anagrafica, perche tale è, possa essere soppresso, tanto meno in modo tacito, come il decreto vorrebbe fare. Sulla base di una lettura costituzionalmente orientata, è pertanto da ritenersi che il d.l. Salvini, convertito nella l. 132/18 non impedisca l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo che si trovino nelle strutture di accoglienza e non impedisca il rilascio della carta di indentità da parte degli uffici comunali, anche, eventualmente, sulla base di altri documenti come il cd. modello C3, compilato e depositato in Questura e che prova l’avvio del procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale. Infatti gli uffici comunali, da oltre dieci anni, confortati anche dalle circolari dello stesso Ministero dell'Interno, effettuano l'iscrizione all’anagrafe anche quando il permesso di soggiorno è in fase di rilascio. Da questo punto di vista è importante evidenziare che non si tratterebbe affatto di una “disobbedienza” ma di una obbedienza alla legge intesa nel suo complesso.
Per questi motivi noi ci schieriamo al fianco di quelle Regioni che hanno deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale, e dei sindaci che hanno deciso di sospendere l'attuazione del D.L. “insicurezza” e chiedono a tutti i sindaci della provincia di Barletta Andria Trani di assumere posizioni che, nel rispetto della Costituzione, tutelino i diritti fondamentali di tutti.
Invitiamo infine alla mobilitazione tutti i sindacati e le associazioni, il mondo del volontariato e del terzo settore e tutti i cittadini della provincia in modo da coordinarsi e costituire una rete mutualistica che possa aiutare tutti coloro che malauguratamente dovessero subire gli effetti discriminatori di questo Decreto.

CGIL BAT: Segr. Gen. Giuseppe Deleonardis
CISL BARI BAT: Segr. Gen. Giuseppe Boccuzzi
ANPI BAT: Presidente, Roberto Tarantino
ARCI Barletta Circolo C. Cafiero: Pres. Francesco Demartino
CGIL BAT consulta giuridica
MGA, Sindacato nazionale forense: pres. Cosimo D. Matteucci
LIBERA Andria Presidio R. Fonte: referente Michele Caldarola
ARCIGAY BAT: pres. Luciano Lopopolo