Carlo Cafiero

Carlo Cafiero nasce a Barletta nel 1846. Figlio dei marchesi
Cafiero, ricchi latifondisti pugliesi, dopo aver conseguito a
Napoli la laurea in giurisprudenza, fu addetto
dell'ambasciata italiana in Belgio. Disilluso tuttavia dagli
ambienti politico-diplomatici, abbandonò la pur promettente
carriera nel 1865 intraprendendo numerosi viaggi in
Europa: nel 1867 incominciò a frequentare i circoli
rivoluzionari parigini e strinse a Londra con Marx ed Engels
dei rapporti che avrebbero conservato per lui tracce
durature.
Tra il 1871 e il 1872 Engels confidò molto in Cafiero per
contrapporre un vero socialista ai seguaci di Bakunin che
stavano spadroneggiando nel napoletano, tanto
che,descrivendo la situazione a Napoli, all’inizio del 1872,
ad un suo corrispondente, sosteneva riferendosi a Cafiero
che, "vi erano tutti bakuninisti, e vi è soltanto uno, fra loro,
che è per lo meno di buona volontà, ed è con me in
corrispondenza".
Nell'agosto 1872 presiedette la conferenza di Rimini(Primo congresso della federazione italiana
dell'associazione internazionale dei lavoratori) che sancì la prevalenza della tendenza
antiautoritaria rispetto a quello che, nel fervore delle polemiche, era stato definito il
"comunismo autoritario tedesco" formulato da Marx. Era ormai in fase di maturazione
l'orientamento verso l'anarchismo di Cafiero, che si era anzi recato in Svizzera, allo scopo
specifico di conoscere personalmente Bakunin. La personalità del grande agitatore russo
esercitò su Cafiero un profondo fascino: con Andrea Costa ed Errico Malatesta, egli divenne
uno dei principali esponenti delle idee libertarie, nella prima epoca di sviluppo del socialismo
italiano, pronunciandosi a favore della "propaganda del fatto", dell'azione diretta, cioè,
esplicantesi sul piano insurrezionale o della pratica terroristica anche individuale.
Assolutamente disinteressato e proteso alle esigenze della lotta di classe allora particolarmente
violenta, Cafiero procedette in pari tempo, dopo la morte dei genitori da cui aveva tra l'altro
ereditato ca. 200 ha di fertili poderi, alla liquidazione totale del suo patrimonio devolvendolo
alla propaganda rivoluzionaria e al soggiorno di Bakunin in Italia: fu anzi proprio l'uso piuttosto
disordinato fattone dal rivoluzionario russo e dai suoi amici che incrinò i loro rapporti nei pochi
anni che precedettero la sua morte, avvenuta nel 1876.
Implicato nei fatti insurrezionali del 1874, Cafiero fu prosciolto l'anno seguente per
insufficienza di indizi. Ma la sua teorizzazione di "un prossimo futuro movimento a base di
bande armate" doveva trovare, nell'incandescente situazione sociale seguita all'unificazione del
Sud, applicazioni immediate seppur effimere: insieme col Malatesta, Cafiero ebbe funzione
preminente nell'insurrezione del Matese, nell'aprile 1877, costituendo la cosiddetta "banda di
San Lupo" e subendo in conseguenza 17 mesi di carcere preventivo; soltanto il 25 Agosto 1878
un verdetto assolutorio gli restituiva, in precarie condizioni di salute, la libertà.
Appunto durante la prigionia, egli elaborò il suo famoso e fortunato compendio del primo
volume del Capitale apprezzato dallo stesso Marx e pubblicato dal Bignami nel 1879.
Morì a Nocera Inferiore (SA) nel 1892.